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Al tema delle competenze abbiamo finora dedicato 3 articoli molto importanti:
Attraverso questi contenuti, ci siamo chiesti prima cosa significa essere competenti; in seconda battuta, abbiamo illustrato il mix di “ingredienti” che va a comporre le competenze che sviluppi nel corso delle tue esperienze di vita, formazione e lavoro, mettendo a confronto le competenze tecniche e quelle trasversali per aiutarti a capire quali fanno davvero la differenza in fase di selezione e nello svolgimento del tuo lavoro; successivamente, abbiamo approfondito l’argomento passando in rassegna le principali competenze trasversali, raccolte in 4 macro-categorie: competenze personali, relazionali, cognitive e organizzative.
A questo punto, ti starai chiedendo come valutare le competenze che hai acquisito e sviluppato finora: bene, in questo articolo vogliamo appunto aiutarti a identificare e dare un “peso specifico” alle competenze che ti caratterizzano.
Per prima cosa, devi sapere che puoi utilizzare due tipi di valutazione:
Per quanto riguarda la prima, come si evince appunto dalla sua denominazione, sei tu stesso a valutare il grado di possesso di conoscenze, capacità e caratteristiche personali sulla base di ciò che hai vissuto e realizzato fino ad oggi, dei risultati che hai raggiunto, delle situazioni che situazioni che sei riuscito / riesci ad affrontare e, infine, attraverso il confronto con i tuoi pari.
Nel caso dell’etero-valutazione, invece, le competenze vengono valutate da altre persone attraverso processi e strumenti più o meno oggettivi e formalizzati. Questo persone possono essere:
Per avere una valutazione quanto più possibile completa e realistica delle tue competenze è importante fare riferimento sia ai feedback esterni che alle tue autovalutazioni, senza escludere nessuna delle due fonti di informazioni.
Questo infatti serve per rendere più equilibrata la tua valutazione, sia nel caso in cui tu tenda ad essere troppo indulgente con te stesso, minimizzando le tue carenze, sia nel caso in cui tu sia fin troppo severo con te stesso, tendendo a sottostimare le tue effettive capacità.
In entrambi i casi, come dimostrato anche dai famosi studi sull’effetto Dunning-Kruger, si tratta di distorsioni cognitive, che inducono a sopravvalutare le proprie abilità e conoscenze rispetto ai propri punti deboli o, viceversa, a focalizzarsi sui propri errori e sulle proprie (vere o presunte) mancanze, dando invece per scontato ciò che si è in grado di fare ed i successi ottenuti.
Infine, puoi rischiare di ragionare in termini dicotomici, ovvero: o possiedi una competenza da esperto ai massimi livelli (da “10”, in una ipotetica scala da 1 a 10), oppure non la possiedi (il che è pari al livello “0” o “1”, se siamo generosi!), senza considerare tutta la scala intermedia.
Fissare per te stesso standard di competenza troppo elevati, che di fatto percepisci al di fuori della tua portata, ha l’effetto di diminuire la tua motivazione. Se consideri raggiungere una determinata prestazione come una “mission impossible”, difficilmente ti impegnerai in un allenamento per arrivare alla pari di Tom Cruise (per restare in tema): probabilmente ti arrenderai ancora prima di iniziare oppure, dopo le prime inevitabili frustrazioni, mollerai la presa, con l’unico risultato di sentirti ancora meno competente rispetto a prima!
Bisogna invece considerare ciascuna competenza come un continuum, con più gradi intermedi. Ad esempio, per quanto riguarda le competenze linguistiche, il modello europeo prevede 3 livelli (A, B, C), dal “base” alla “padronanza”, ciascuno dei quali con due sottolivelli.
Nota bene: Per la valutazione delle competenze trasversali non esiste una classificazione standard perché essa dipende dal modello di competenze che si utilizza, da contesto e così via e in ogni caso si tratta di metri di misura convenzionali e non reali.
Ciò che conta nell’autovalutazione sono i tuoi criteri di riferimento soggettivi, ovvero il confronto tra ciò che sei in grado di fare e di affrontare attualmente, rispetto a quello che sapevi fare uno, cinque o dieci anni fa. Se allarghi la tua prospettiva temporale, anche la percezione della tua competenza cambia: ciò che sei in grado di gestire oggi probabilmente ieri non ti appariva così scontato. Ricorda che il metro di misura più valido sei tu stesso e i tuoi progressi!
Ecco, quindi, che il riconoscimento delle tue competenze fa rima con apprezzamento: riconosci e apprezza, nel presente, quello che sei in grado di fare, i problemi che riesci a risolvere, le attività che sai pianificare e organizzare, le relazioni che gestisci in modo efficace e, nel passato, i piccoli-grandi successi e le soddisfazioni che hai ottenuto.
Ripercorri tutto questo nel cinema della tua mente e scrivilo per tenerne traccia, fissarlo e poterlo recuperare quando serve: la scrittura è uno strumento insostituibile, in tal senso!
Se hai una base solida di consapevolezza di te stesso e delle tue risorse (personali e professionali), qualunque feedback esterno - anche negativo - non rappresenterà più una minaccia quanto piuttosto un’opportunità per apprendere, migliorarci e consolidare quanto hai costruito!
Se costruisci le tue fondamenta con i mattoni delle tue competenze e con la calce della stima e dell’apprezzamento per ciò che sei, che sai e sei in grado di fare, potrai lavorare con maggiore facilità ed efficacia sulle tue aree di miglioramento, colmando con slancio i tuoi gap e facendo leva sui tuoi punti di forza.
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Al tema delle competenze abbiamo finora dedicato 3 articoli molto importanti:
Attraverso questi contenuti, ci siamo chiesti prima cosa significa essere competenti; in seconda battuta, abbiamo illustrato il mix di “ingredienti” che va a comporre le competenze che sviluppi nel corso delle tue esperienze di vita, formazione e lavoro, mettendo a confronto le competenze tecniche e quelle trasversali per aiutarti a capire quali fanno davvero la differenza in fase di selezione e nello svolgimento del tuo lavoro; successivamente, abbiamo approfondito l’argomento passando in rassegna le principali competenze trasversali, raccolte in 4 macro-categorie: competenze personali, relazionali, cognitive e organizzative.
A questo punto, ti starai chiedendo come valutare le competenze che hai acquisito e sviluppato finora: bene, in questo articolo vogliamo appunto aiutarti a identificare e dare un “peso specifico” alle competenze che ti caratterizzano.
Per prima cosa, devi sapere che puoi utilizzare due tipi di valutazione:
Per quanto riguarda la prima, come si evince appunto dalla sua denominazione, sei tu stesso a valutare il grado di possesso di conoscenze, capacità e caratteristiche personali sulla base di ciò che hai vissuto e realizzato fino ad oggi, dei risultati che hai raggiunto, delle situazioni che situazioni che sei riuscito / riesci ad affrontare e, infine, attraverso il confronto con i tuoi pari.
Nel caso dell’etero-valutazione, invece, le competenze vengono valutate da altre persone attraverso processi e strumenti più o meno oggettivi e formalizzati. Questo persone possono essere:
Per avere una valutazione quanto più possibile completa e realistica delle tue competenze è importante fare riferimento sia ai feedback esterni che alle tue autovalutazioni, senza escludere nessuna delle due fonti di informazioni.
Questo infatti serve per rendere più equilibrata la tua valutazione, sia nel caso in cui tu tenda ad essere troppo indulgente con te stesso, minimizzando le tue carenze, sia nel caso in cui tu sia fin troppo severo con te stesso, tendendo a sottostimare le tue effettive capacità.
In entrambi i casi, come dimostrato anche dai famosi studi sull’effetto Dunning-Kruger, si tratta di distorsioni cognitive, che inducono a sopravvalutare le proprie abilità e conoscenze rispetto ai propri punti deboli o, viceversa, a focalizzarsi sui propri errori e sulle proprie (vere o presunte) mancanze, dando invece per scontato ciò che si è in grado di fare ed i successi ottenuti.
Infine, puoi rischiare di ragionare in termini dicotomici, ovvero: o possiedi una competenza da esperto ai massimi livelli (da “10”, in una ipotetica scala da 1 a 10), oppure non la possiedi (il che è pari al livello “0” o “1”, se siamo generosi!), senza considerare tutta la scala intermedia.
Fissare per te stesso standard di competenza troppo elevati, che di fatto percepisci al di fuori della tua portata, ha l’effetto di diminuire la tua motivazione. Se consideri raggiungere una determinata prestazione come una “mission impossible”, difficilmente ti impegnerai in un allenamento per arrivare alla pari di Tom Cruise (per restare in tema): probabilmente ti arrenderai ancora prima di iniziare oppure, dopo le prime inevitabili frustrazioni, mollerai la presa, con l’unico risultato di sentirti ancora meno competente rispetto a prima!
Bisogna invece considerare ciascuna competenza come un continuum, con più gradi intermedi. Ad esempio, per quanto riguarda le competenze linguistiche, il modello europeo prevede 3 livelli (A, B, C), dal “base” alla “padronanza”, ciascuno dei quali con due sottolivelli.
Nota bene: Per la valutazione delle competenze trasversali non esiste una classificazione standard perché essa dipende dal modello di competenze che si utilizza, da contesto e così via e in ogni caso si tratta di metri di misura convenzionali e non reali.
Ciò che conta nell’autovalutazione sono i tuoi criteri di riferimento soggettivi, ovvero il confronto tra ciò che sei in grado di fare e di affrontare attualmente, rispetto a quello che sapevi fare uno, cinque o dieci anni fa. Se allarghi la tua prospettiva temporale, anche la percezione della tua competenza cambia: ciò che sei in grado di gestire oggi probabilmente ieri non ti appariva così scontato. Ricorda che il metro di misura più valido sei tu stesso e i tuoi progressi!
Ecco, quindi, che il riconoscimento delle tue competenze fa rima con apprezzamento: riconosci e apprezza, nel presente, quello che sei in grado di fare, i problemi che riesci a risolvere, le attività che sai pianificare e organizzare, le relazioni che gestisci in modo efficace e, nel passato, i piccoli-grandi successi e le soddisfazioni che hai ottenuto.
Ripercorri tutto questo nel cinema della tua mente e scrivilo per tenerne traccia, fissarlo e poterlo recuperare quando serve: la scrittura è uno strumento insostituibile, in tal senso!
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