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Le competenze tecniche, trasversali e di settore che possediamo rappresentano le nostre risorse professionali sia nel lavoro che nel business.
Grazie a ciò che sappiamo (conoscenze), che sappiamo fare (capacità) e che sappiamo essere (caratteristiche personali) siamo in grado di ottenere dei risultati nelle nostre attività e di offrire un valore aggiunto al nostro datore di lavoro o ai nostri clienti.
Inoltre il mix unico e personale delle nostre competenze, frutto delle nostre esperienze di vita e di lavoro e delle nostre attitudini è quello che ci rende distintivi, ossia che ci fa emergere dalla massa come la persona più indicata per ricoprire quel determinato ruolo o per svolgere quella specifica professione o attività imprenditoriale.
Quando cerchiamo un lavoro o intraprendiamo un’attività, rischiamo di trovarci in una condizione di “invisibilità”: facciamo fatica a farci notare, a renderci visibili, a comunicare il nostro vero valore!
Questo chiaramente rende frustranti tutti i nostri sforzi tanto da farci sentire inutili e impotenti!
Grazie allo studio che abbiamo fatto abbiamo individuato ben 5 modi per NON emergere (che spesso si presentano anche in forma combinata):
1) Non essere consapevoli delle nostre competenze, di ciò che siamo davvero in grado di offrire
Tendiamo a sopravvalutare ciò che non sappiamo fare, le nostre “mancanze” testimoniate da “fallimenti” che teniamo sempre bene a mente. Invece sottovalutiamo e diamo per scontato tutto ciò che siamo in grado di fare. Crediamo di non aver imparato nulla dalle esperienze di formazione e di lavoro che abbiamo fatto e non riusciamo a valorizzare tutto ciò che abbiamo conosciuto, scoperto, sperimentato o affinato.
Solitamente in questi casi gli altri ci sembrano sempre più bravi e sicuri di noi: cosa che non fa altro che abbassare la nostra autostima e scoraggiarci!
2) Utilizzare parole vaghe per descriverci
Quando ci presentiamo attraverso il CV, la lettera di presentazione, durante il colloquio o in altre situazioni di interazione, non specifichiamo quali sono le esperienze che abbiamo svolto, le relazioni che abbiamo intessuto e gestito, i risultati che abbiamo raggiunto. In questo modo ciò che dichiariamo appare poco chiaro e altrettanto poco convincente.
Questo punto è in molti casi connesso con il precedente: quando manca una consapevolezza delle nostre competenze, frutto di un’attenta analisi delle nostre esperienze e qualità personali, abbiamo delle difficoltà a descriverci e a promuoverci. Come possiamo infatti parlare e argomentare su un dato tema se non lo studiamo e non lo approfondiamo?
Inoltre, spesso per paura di apparire troppo poco “umili”, tendiamo a minimizzare quello che siamo stati in grado di fare e ciò che abbiamo ottenuto. Oppure, al contrario, crediamo che basti indicare il master che abbiamo frequentato o il ruolo che abbiamo ricoperto, che sia sufficiente descriverci come “dinamici, attivi e collaborativi”, per dare “prova” del nostro valore.
3) Presentarsi come factotum
Molto spesso a causa della varietà delle esperienze che abbiamo fatto e/o per l’esigenza di trovare subito un lavoro o un cliente (con l’approccio del “voglio un lavoro qualsiasi”) ci presentiamo con un profilo estremamente generico, senza evidenziare alcuna competenza (tecnica e trasversale che sia) che possa in qualche modo caratterizzarci.
Quello che accade se non tracciamo i confini del la nostra “figura” è che non riusciamo a “stagliarci” rispetto allo sfondo!
Pur di proporci come candidati “flessibili” e “disponibili”, mettiamo sul piatto tutto ciò che abbiamo fatto e che sappiamo fare: questo oltre a non dare una buona immagine della nostra professionalità, nella maggior parte dei casi non risulta una scelta vincente perché non va incontro alle esigenze del datore di lavoro o del cliente.
4) Non avere un obiettivo professionale chiaro
Questo punto è frequentemente connesso al precedente. Accade infatti che chi si presenta come factotum non abbia le idee chiare su cosa fare "da grande” e viceversa, che chi non ha chiaro l’obiettivo finisca per presentarsi per un lavoro “qualsiasi”.
Se non sappiamo bene per quale ruolo/professione/attività ci vogliamo proporre, trasmettiamo un’immagina confusa e indistinta e appariamo all’esterno come scarsamente motivati e determinati.
Inoltre la mancanza di un obiettivo non ci consente di capire quali sono le competenze che ci servono per raggiungerlo e di confrontarle con quelle che possediamo, capendo su quali possiamo fare leva e quali invece abbiamo bisogno di sviluppare.
5) Non tenere in considerazione le esigenze del mercato
Le aziende ci assumono perché siamo in grado di risolvere dei problemi specifici, di trovare soluzioni, di “portare a casa” dei risultati concreti. Analogamente i clienti acquistano il nostro prodotto o servizio perché è in grado di “colmare” una loro mancanza piuttosto che di fornire qualcosa di unico rispetto ai concorrenti.
Se non abbiamo sufficienti informazioni su ciò di cui le aziende/i clienti hanno bisogno, rischiamo di proporre qualcosa di troppo (o troppo poco) o semplicemente di diverso da ciò che cercano!
Inoltre le aziende così come i clienti sono portatori di vincoli (di tempi, di costi, ecc) che possono ostacolare l’istaurarsi di un rapporto professionale. Se non li conosciamo non saremo in grado di proporci in modo tale da superare o aggirare tali limiti.
Se stiamo portando avanti una o più di queste strategie, nella ricerca del lavoro o nella promozione della nostra attività professionale/imprenditoriale è molto probabile che stiamo riuscendo a non emergere!
Ci distinguiamo tanto quanto una mucca in mezzo ad una mandria della stessa razza!
Cosa accadrebbe invece di diverso se diventassimo la Mucca Viola di cui parla Seth Godin nel suo famoso libro? Se riuscissimo a scoprire quel colore che ci differenzia e che ci rende unici?
Di certo non passeremmo inosservati!
Ma di questo parleremo meglio in un prossimo articolo…
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Le competenze tecniche, trasversali e di settore che possediamo rappresentano le nostre risorse professionali sia nel lavoro che nel business.
Grazie a ciò che sappiamo (conoscenze), che sappiamo fare (capacità) e che sappiamo essere (caratteristiche personali) siamo in grado di ottenere dei risultati nelle nostre attività e di offrire un valore aggiunto al nostro datore di lavoro o ai nostri clienti.
Inoltre il mix unico e personale delle nostre competenze, frutto delle nostre esperienze di vita e di lavoro e delle nostre attitudini è quello che ci rende distintivi, ossia che ci fa emergere dalla massa come la persona più indicata per ricoprire quel determinato ruolo o per svolgere quella specifica professione o attività imprenditoriale.
Quando cerchiamo un lavoro o intraprendiamo un’attività, rischiamo di trovarci in una condizione di “invisibilità”: facciamo fatica a farci notare, a renderci visibili, a comunicare il nostro vero valore!
Questo chiaramente rende frustranti tutti i nostri sforzi tanto da farci sentire inutili e impotenti!
Grazie allo studio che abbiamo fatto abbiamo individuato ben 5 modi per NON emergere (che spesso si presentano anche in forma combinata):
1) Non essere consapevoli delle nostre competenze, di ciò che siamo davvero in grado di offrire
Tendiamo a sopravvalutare ciò che non sappiamo fare, le nostre “mancanze” testimoniate da “fallimenti” che teniamo sempre bene a mente. Invece sottovalutiamo e diamo per scontato tutto ciò che siamo in grado di fare. Crediamo di non aver imparato nulla dalle esperienze di formazione e di lavoro che abbiamo fatto e non riusciamo a valorizzare tutto ciò che abbiamo conosciuto, scoperto, sperimentato o affinato.
Solitamente in questi casi gli altri ci sembrano sempre più bravi e sicuri di noi: cosa che non fa altro che abbassare la nostra autostima e scoraggiarci!
2) Utilizzare parole vaghe per descriverci
Quando ci presentiamo attraverso il CV, la lettera di presentazione, durante il colloquio o in altre situazioni di interazione, non specifichiamo quali sono le esperienze che abbiamo svolto, le relazioni che abbiamo intessuto e gestito, i risultati che abbiamo raggiunto. In questo modo ciò che dichiariamo appare poco chiaro e altrettanto poco convincente.
Questo punto è in molti casi connesso con il precedente: quando manca una consapevolezza delle nostre competenze, frutto di un’attenta analisi delle nostre esperienze e qualità personali, abbiamo delle difficoltà a descriverci e a promuoverci. Come possiamo infatti parlare e argomentare su un dato tema se non lo studiamo e non lo approfondiamo?
Inoltre, spesso per paura di apparire troppo poco “umili”, tendiamo a minimizzare quello che siamo stati in grado di fare e ciò che abbiamo ottenuto. Oppure, al contrario, crediamo che basti indicare il master che abbiamo frequentato o il ruolo che abbiamo ricoperto, che sia sufficiente descriverci come “dinamici, attivi e collaborativi”, per dare “prova” del nostro valore.
3) Presentarsi come factotum
Molto spesso a causa della varietà delle esperienze che abbiamo fatto e/o per l’esigenza di trovare subito un lavoro o un cliente (con l’approccio del “voglio un lavoro qualsiasi”) ci presentiamo con un profilo estremamente generico, senza evidenziare alcuna competenza (tecnica e trasversale che sia) che possa in qualche modo caratterizzarci.
Quello che accade se non tracciamo i confini del la nostra “figura” è che non riusciamo a “stagliarci” rispetto allo sfondo!
Pur di proporci come candidati “flessibili” e “disponibili”, mettiamo sul piatto tutto ciò che abbiamo fatto e che sappiamo fare: questo oltre a non dare una buona immagine della nostra professionalità, nella maggior parte dei casi non risulta una scelta vincente perché non va incontro alle esigenze del datore di lavoro o del cliente.
4) Non avere un obiettivo professionale chiaro
Questo punto è frequentemente connesso al precedente. Accade infatti che chi si presenta come factotum non abbia le idee chiare su cosa fare "da grande” e viceversa, che chi non ha chiaro l’obiettivo finisca per presentarsi per un lavoro “qualsiasi”.
Se non sappiamo bene per quale ruolo/professione/attività ci vogliamo proporre, trasmettiamo un’immagina confusa e indistinta e appariamo all’esterno come scarsamente motivati e determinati.
Inoltre la mancanza di un obiettivo non ci consente di capire quali sono le competenze che ci servono per raggiungerlo e di confrontarle con quelle che possediamo, capendo su quali possiamo fare leva e quali invece abbiamo bisogno di sviluppare.
5) Non tenere in considerazione le esigenze del mercato
Le aziende ci assumono perché siamo in grado di risolvere dei problemi specifici, di trovare soluzioni, di “portare a casa” dei risultati concreti. Analogamente i clienti acquistano il nostro prodotto o servizio perché è in grado di “colmare” una loro mancanza piuttosto che di fornire qualcosa di unico rispetto ai concorrenti.
Se non abbiamo sufficienti informazioni su ciò di cui le aziende/i clienti hanno bisogno, rischiamo di proporre qualcosa di troppo (o troppo poco) o semplicemente di diverso da ciò che cercano!
Inoltre le aziende così come i clienti sono portatori di vincoli (di tempi, di costi, ecc) che possono ostacolare l’istaurarsi di un rapporto professionale. Se non li conosciamo non saremo in grado di proporci in modo tale da superare o aggirare tali limiti.
Se stiamo portando avanti una o più di queste strategie, nella ricerca del lavoro o nella promozione della nostra attività professionale/imprenditoriale è molto probabile che stiamo riuscendo a non emergere!
Ci distinguiamo tanto quanto una mucca in mezzo ad una mandria della stessa razza!
Cosa accadrebbe invece di diverso se diventassimo la Mucca Viola di cui parla Seth Godin nel suo famoso libro? Se riuscissimo a scoprire quel colore che ci differenzia e che ci rende unici?
Di certo non passeremmo inosservati!
Ma di questo parleremo meglio in un prossimo articolo…
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